29 agosto 2013: All’Alpe Testanera, Gruppo del Rosa
Ancora una bella giornata di sole, anche se il cielo non è così limpido come ieri. Abbiamo camminato per sei ore nella valle a nord di Alagna, attraversata dal Sesia che scende dal ghiacciaio omonimo.
Dal piazzale dell’Acqua Bianca abbiamo preso la mulattiera per l’Alpe Testanera. Nel primo tratto un gregge che ci stava davanti rallentava il nostro passo. Agilissime e simpatiche caprette, indisciplinate, incuranti dell’abbaiare dei cani, approfittavano di ogni roccetta, di ogni cespuglio per esibire le loro acrobatiche virtù. Per la prima volta in vita nostra abbiamo provato, con la compiacenza dei pastori, la gradevole sensazione di tenere tra le braccia un agnellino nato da pochi giorni e di accarezzarne il vello candido, folto e grinzoso. Quando ora vedremo un agnellino dipinto da Memling o da Lotto saremo più edotti del suo valore tattile.
Nei pressi dell’Alpe Testanera, una estesa stupenda fioritura di erica e di cardi.
Dall’Alpe Testanera, per sentiero sghembo e malagevole, abbiamo raggiunto il Rifugio Barba Ferrero, avendo sempre di fronte, solenne nella sua imponenza, il Gruppo del Rosa. Dal Rifugio Barba Ferrero, per sentiero sassoso e sdrucciolevole, siamo scesi al Rifugio Pastore, dove ci siamo rifocillati prima di rientrare ad Alagna.
Ieri abbiamo goduto di un paesaggio bello, oggi sublime. Ieri la letizia di prati, di belle contrade, di chiesette bianche, oggi l’asprezza di pendii rocciosi, di cupi seracchi, di forre e voragini; ieri il mormorìo di ruscelli e di rustiche fontane, oggi il fragore di torrenti impetuosi e spumeggianti che precipitano con alte cascate. Due ambienti diversi per due diverse emozioni. Nel contrasto di impressioni e di sentimenti dove starà il necessario equilibrio se non nell’anima, donde sgorga l’ immaginazione desiderosa del mistero del mondo?
Prima di lasciare Alagna visitiamo nella chiesa parrocchiale, all’ora convenuta con il sagrestano, il piccolo altarolo proveniente dalla chiesetta della contrada di Pianmisura in Val d’Otro, per molti anni rimasto in deposito nella Pinacoteca di Varallo. Per esagerati motivi di tutela è imprigionato in una teca di cristallo collocata sul pavimento davanti all’altare di s. Giuseppe. L’osservazione del prezioso manufatto non è per nulla agevole: serve mettersi in ginocchio, meglio ancora se accovacciati. L’altarolo è costituito da uno scrigno centrale e da due ante mobili. Le ante all’interno recano dipinti i santi Uberto e Nicodemo a sinistra, Francesco e un vescovo a destra; all’esterno i santi Giorgio e Lorenzo a sinistra, un papa e Sebastiano a destra; nello scrigno centrale statue lignee dorate e policrome della Madonna col Bambino, con ai lati i santi Giacomo Maggiore e Sebastiano. Tutto su fondo oro, finemente lavorato. Opera di un maestro della regione renano-basileese, da collocare tra la fine del sec. XV e gli inizi del XVI. S. Uberto con la corazza e il corno di caccia in mano, ben piantato sulle due gambe leggermente divaricate come il cavaliere Benaja di Konrad Witz a Basilea, ha accanto il cervo tra le cui corna è il crocifisso. Nicodemo è raffigurato in veste rossa reggente un grande vaso con gli aromi, cento libbre di mirra e aloe, per l’imbalsamazione del corpo di Cristo, mentre nell’altra mano tiene un foglietto bianco, l’autorizzazzione scritta di Pilato di prendersi il corpo dell’amico (Gv.19, 39, ma il permesso viene dato a Giuseppe d’Arimatea). Bello il panneggio del santo papa. La Madonna, con lunghi capelli biondi, è una gioviale e prosperosa Hausfrau (tutte le Madonne del Nord sono prosperose ed energiche Hausfrauen, mentre quelle del Sud, escludendo Piero, sono ragazze latine brune, esili, belle e dolci, sempre un po’ timide). Il Bambino sorridente. I santi Giacomo e Sebastiano con una folta e riccia capigliatura bionda. A prima vista i volti delle figure dipinte mi erano parsi di una certa rustica goffaggine poi, osservate meglio, vi ho scorto una naturalità espressiva e anche qualche grazia, comunque anche nei volti (occhi e nasi) vedo qualcosa di Witz.
Vogliamo immaginare che cosa avranno visto, quali sentimenti avranno provato i montanari della contrada di Pianmisura, la più alta della Val d’Otro, consumati dalla fatica, quando nella cappella della contrada avranno alzati gli occhi a questo altarolo rilucente d’oro, dagli smaglianti colori, dalle celestiali espressioni.
Gregge al piazzale dell’Acqua Bianca, Alagna Salita all’Alpe Testanera, sul fondo il Monte Rosa
Chiesetta di Pianmisura, Val d’Otro, da dove proviene
l’altarolo oggi custodito nella chiesa parrocchiale di Alagna