15 agosto 2013: Festa dell’Assunzione di Maria Vergine
E’ sempre bene andare alle fonti, non fidandosi mai solo di studi, saggi, considerazioni di altri. I risultati per le nostre conoscenze saranno certi e documentati.
Oggi per la Chiesa Cattolica è la Festa dell’Assunzione di Maria Vergine. Mi sono proposto di compiere questa mattina una lettura parallela, attenta e analitica di due fonti: la Bolla Munificentissimus Deus di Pio XII del 1° novembre 1950 con la quale fu proclamato il dogma dell’Assunzione (Denzinger 3900-3904) e la Predica del riformatore svizzero Uldrich Zwingli del 1522 Sulla pura Madre di Dio (Emidio Campi, Via antiqua, Umanesimo e Riforma. Zwingli e la Vergine Maria, Torino, Albert Meynier, 1986, pp. 67-91).
Un po’ di teologia non fa male, specie a chi si interessa di storia delle idee e della cultura, del generale processo di intellettualizzazione del mondo in corso da millenni.
La Bolla, rigorosa nell’impianto, nelle considerazioni, nel lessico (magari i preti cattolici la leggessero prima di predicare alla messa dell’Assunta!), si fonda sulle regulae convenientiae, comparationis, similitudinis, diffuse nella teologia a partire dall’età tardo medievale, soprattutto nella mariologia francescana, riassumibili nelle seguenti asserzioni: per il ruolo essenziale che Maria ha avuto nella storia della salvezza è impossibile che il suo corpo abbia conosciuto la corruzione del sepolcro; Maria non può non aver condiviso la sorte del Figlio, cui era “coniunctissima”, vittorioso del peccato e della morte. Ovviamente a monte di questi concetti stanno altri presupposti teologici: la colpa originaria, peccato e morte, il piano divino di salvazione, il premio della gloria celeste, la resurrezione finale dei corpi.
Anche per Zwingli il ruolo di Maria nella storia della salvezza è stato straordinario; ma il riformatore svizzero da tale premessa fa discendere, insistendo su questo, il carattere esemplare della “fede” di Maria, che è modello per ogni credente, mentre riserva al Cristo un’esclusiva signoria. Ne consegue una serrata critica delle coeve pratiche devozionali mariane. Zwingli vuole essere un teologo riformatore.
Due testi interessanti per lo storico, che descrivono in modo diverso, partendo da rispettive premesse teologiche, la natura, il carattere e la finalità del “mito” di Maria, che non è vano studiare se consideriamo l’enorme influenza che ha esercitato (e in alcuni paesi come l’Italia ancora esercita) sulla storia delle chiese, delle credenze religiose, della cultura, dell’arte, dei costumi.