9 agosto 2013: Ravenna
Visitata oggi Ravenna in compagnia di mio nipote Federico Boi. Vi ero già stato tre volte.
Annotazoni schematiche:
– Un insediamento etnicamente umbro preesisteva alla colonizzazione romana.
– La fortuna e lo sviluppo dell’abitato iniziano da quando Cesare Augusto nel 27 a.C. stanzia la flotta romana di guardia al Mediterraneo orientale a quattro chilometri a sud, a Classe (classis, flotta). Particolarità di Classis: ampi bacini interni adatti al ricovero delle navi; il ramo meridionale del delta del Po giungeva allora a Ravenna, combinazione di due elementi di forza, fiume e mare, il Po navigabile da Pavia sino al mare; la vicinanza delle vie consolari Emilia e Flaminia. La flotta per il controllo del Mediterraneo occidentale era stanziata a Meseno nel Golfo di Napoli. Più tardi una flotta di controllo del mare del Nord sarà posta a Colonia sul Reno. L’importanza delle condizioni geografiche e ambientali nella la storia di una città. Tenerne sempre conto anche nella storia dell’arte (Ravenna, Colonia, Napoli…)
– Lo stanziamento della flotta a Ravenna comportò la presenza di circa dieci mila marinai, per la gran parte provenienti dall’Oriente; ambiente cosmopolita, crogiuolo di culture, introduzione di culti orientali tra cui il Cristianesimo.
– Sviluppo urbanistico della città secondo l’impianto romano.
– A seguito degli sconvolgimenti causati dalle migrazioni di popoli, Onorio nel 402 lascia Milano e si rifugia a Ravenna, che diviene capitale dell’Impero Romano d’Occidente.
– Costruzioni del periodo imperiale romano visitate: il Battistero Neoniano (decorazione musiva del terzo quarto del V sec. durante l’episcopato di Neone), S. Lorenzo (prima metà del V sec., noto anche come Mausoleo di Galla Placidia, sorella dell’imperatore Onorio, madre di Valentiniano).
– Caduta dell’Impero Romano d’Occidente, 476. Ravenna capitale del Regno gotico, re Teodorico.
– Costruzioni del periodo goto visitate: S. Apollinare Nuovo (anni 493-496, ma i mosaici parietali con le teorie dei martiri e delle sante sono del tempo dell’arcivescovo Agnello, c. 560).
– Ravenna cade sotto Giustiniano a metà del VI secolo. Gli edifici ariani passano al culto cattolico.
– Costruzioni del periodo bizantino visitate: S. Vitale (consacrata dal vescovo Massiminao, anni 547-548).
– Nel 751 i Longobardi riescono ad espellere i Bizantini.
– Caduta dei Longobardi sotto Carlo Magno, 776.
– Inizia lo spoglio di Ravenna, ridotta a cava: Carlo Magno fa trasportare ad Aquisgrana colonne e marmi lavorati per la Cappella Palatina.
– Battistero Neoniano: nella volta schiere di apostoli, vestiti come antichi romani con tunica sandali e pallio, fulgidi di bianco e d’oro, recanti in mano corone trionfali, ritmati nel loro incedere da candelieri dorati fitomorfi; etimasia (la preparazione del trono); troni crociati e altari con sopra esposti aperti i vangeli affiancati da sedie d’onore. Contrasto tra la povertà e la semplicità delle murature esterne in laterizio e la sontuosità decorativa dell’interno.
– S. Lorenzo: il Buon Pastore, tunica d’oro e manto di porpora, con sei pecorelle; energica figura del martire, vigore delle fiamme ardenti sotto la graticola, armarium coi codici dei quattro vangeli, cervi che si dissetano a corsi d’acque sulle cui rive crescono erbe e fiori, volta d’azzurro lapislazzuli stellata e fiorita d’oro. Contrasto tra la luce abbagliante dell’esterno e la penombra azzurrina e dorata dell’interno, spazio architettonico tra i più suggestivi ed emozionanti; se lo immagino illuminato dalle candele, come sarà stato in antico, vedo la volta e le pareti musive scintillare di infiniti tremuli riflessi.
– S. Apollinare Nuovo: corteo di martiri e di vergini che avanzano su un prato fiorito tra palme, gigli e rose in una irreale atmosfera aurea; raffigurazione dell’ampio e sontuoso Palatium; eccezionale rappresentazione del porto di Classis racchiuso tra due torrette, scafi rossi delle navi lumeggiati d’oro, vela bianca su fondo azzurro del mare; dalla cinta muraria di Classe i bizantini hanno tolto le immagini di personaggi della corte di Teodorico.
– S. Vitale: nel semicatino dell’abside il Redentore assiso su un globo azzurro tra due arcangeli, bello come un giovane Apollo imberbe (con la barba e volto maturo in S. Apollinare Nuovo), dalle rocce sottostanti sgorgano i quattro fiumi dell’Eden che simboleggano i quattro Vangeli; parata ufficiale dei personaggi di corte, ritratto al naturale del vescovo Massimiano, ai piedi degli evangelisti la capsa con i rotoli delle Sacre Scritture (tà biblìa), simile a quella che appare nel mosaico di S. Aquilino a Milano. I mosaici di S. Vitale capolavori di stile puramente coloristico per Roberto Longhi: «dove l’artista bizantino, mirabilmente noncurante della convinzione plastica, ha immaginato Giustiniano e i suoi cortigiani, Teodora e le sue dame, come semplici accostamenti di late stole rettangolari fasciate largamente di croci, placcate di borchie e di gemme, sovra un sol piano» (Breve ma veridica storia della pittura italiana, Milano, Rizzoli, 2001, p. 12.
– La visita al mattino, appena giunti a Ravenna, del Museo Tamo (Tutta l’Avventura del Mosaico), propedeutica alle successive visite dei monumenti, è servita per migliorare le mie conoscenze a) sulla tecnica di lavorazione dei mosaici pavimentali e parietali dall’età antica all’alto medioevo; b) sulla produzione della pasta vitrea della quale sono costituite le tessere musive; c) sui modi di utilizzo della foglia d’oro. Grazie a chiari e didascalici pannelli nonché a vari oggetti esposti, come gli attrezzi di lavoro del mosaicista, ho compreso soprattutto alcuni aspetti tecnici dell’arte musiva che finora mi erano sfuggiti e che invece sono fondamentali per capire donde origina la mirabile percezione cromatica che noi abbiamo dei mosaici paleocristiani, e in particolare di questi di Ravenna: a) le tessere ricavate dalla pasta vitrea sono di diverse dimensioni e forme; la scelta della forma e delle dimensioni dipende anche dalla figura che si vuole rappresentare, ma molto spesso vengono accostate tessere di variate dimensioni; b) l’allettamento delle tessere non avviene mai in modo uniforme, vale a dire che le stesse non formano una superficie piatta, ma rimangono fissate alla malta con variate inclinazioni, cosicché la luce viene altrettanto variamente riflessa; c) i campi di colore (anche dell’oro) non sono mai costituiti da tessere della stessa tonalità di colore, ma di tonalità graduate. Quale è il risultato di tale modalità di lavorazione? Che davanti ai nostri occhi il mosaico prende vitalità vigorosa, qualità pittorica, la parete vibra nel colore sia sotto i riflessi della luce sia col mutare del nostro punto di osservazione.
– Approfondire l’iconografia di questi mosaici dal punto di vista teologico e biblico.
– La Madonna Lochis di Giovanni Bellini dell’Accademia Carrara di Bergamo, immersa in una luce dorata, con un meraviglioso manto blu lapislazzuli gettato sulla spalla alla bizantina e lumeggiato d’oro, è il più grande omaggio reso da un pittore all’antica arte musiva, e l’omaggio non poteva che venire dal più grande pittore veneziano.
Prima di lasciare Ravenna, sosta doverosa alla tomba di Dante.
Basilica di San Vitale, Mosaico di Giustiniano, particolare del volto.