26 – 30 maggio 2013: Soggiorno a Venezia
Arrivati a Venezia il giorno dopo che vi era stata acqua alta. Mai vista Venezia così pulita.
Osservati con quiete e nel dovuto silenzio i Bellini delle Gallerie dell’Accademia. Sino alle 10.00 possiamo stare sicuri che saremo felicemente soli davanti ai quadri; a quell’ora cominciano ad arrivare i gruppi dei tour operator, ed è meglio sospendere la nostra contemplazione. La contemplazione di un’opera d’arte, come la lettura di una poesia, ha bisogno di immaginazione. L’immaginazione è più viva nello stato di quiete dei nostri sensi, in termini scolastici quando la nostra sensazione è in potenza e non in atto: solo allora la sensazione è disponibile al massimo grado alla immaginazione.
Il Compianto su Cristo morto di chi è? Per me madre e figlio non possono che non venire dalla mano e dal cuore di un grande poeta. Me lo assicura il fremito che sento osservando l’intensità espressiva di queste due straordinarie figure, e mi basta. Lascio il resto alle appassionate disquisizioni degli storici accademici.
Riviste molte chiese. Liliana ha tenuto il conto, 15; tra queste, San Sebastiano. I recenti restauri ai quadri del Veronese che sono nel soffitto della navata e della sacrestia non mi hanno entusiasmato, anzi. Vedo colori troppo brillanti. Mentre non vedo più nella Ester incoronata da Assuero quella bella aria che un tempo mi aveva tanto affascinato, non vedo più quel collo candido toccato di amorevole luce su cui spiccavano, di altra preziosa luce, le perle della collana. Non vedo più quel lume guizzante così caratteristico del Veronese, e prima di lui del Lotto.
Ogni volta che sento di un restauro a un quadro di Lotto o di Veronese mi vengono i brividi.
In San Salvador l’Annunciazione di Tiziano è rimpiazzata da una copia fotografica. L’originale è alla mostra di Tiziano alle Scuderie del Quirinale. Maledetti. Non avranno mai la grazia questi ignoranti vanitosi di intendere le parole sante di Goethe: “Se vuoi capire il poeta vai nella sua terra”.
È incredibile il disordine levantino che regna nelle chiese di Venezia, fatte poche eccezioni. Robe accumulate ovunque, angoli stipati di tavolini, inginocchiatoi, sedie, vecchie poltrone, gambe di microfoni, fiori secchi, candelieri, vasi di vetro, portalumini, cassette per l’elemosina, statuette, crocifissi, e intonaci scrostati e groviglio di fili elettrici vaganti per chiese buie. Si vede che qui non è passato un s. Carlo Borromeo, che ha insegnato a noi lombardi che cosa è il decoro di una chiesa.
Scoperto un fornitissimo negozio di libri fuori commercio in Campo di Santa Maria Nova, che è uno degli angoli più affascinanti e tranquilli di Venezia. Comprato Emilio Cecchi, Piaceri della pittura, Venezia, Neri Pozza Editore, 1960.
Fatte alcune consultazioni, purtroppo senza frutto, all’Archivio di Stato. Non trovo nulla su questo Andrea Feracane al quale Jacopo Tiraboschi dedica negli anni 1471-1473 l’epigramma in cui loda la pittura espressiva di Roger Van der Weyden. Notate con soddisfazione la nuova sistemazione della grande sala di studio e la cortesia degli assistenti. Alle ore 12.00 di martedì 28 maggio ho contato in sala 27 ricercatori, e tra essi anche alcuni asiatici. Venezia resta, con Firenze e Roma, la città più studiata al mondo.
Scoperto in Biblioteca Marciana che il diario di viaggio del frate zurighese Felix Fabri compiuto nel 1482 da Ulm a Venezia diretto in Terra Santa è uscito in Francia in edizione critica, Montpellier, Université Paul Valéry, 2000, 2002, 2006. Condurrò su questa edizione, e non più sull’edizione di Stoccarda del 1840, la traduzione in italiano del testo originale latino relativamente al tratto di percorso Passo del Brennero-Venezia.
È sempre un’esperienza piacevole stare di mattino presto sull’animatissimo mercato di Rialto. Voci, colori, odori.
Acquistati pesce pescato al largo di Chioggia, vino bianco di Portogruaro, asparagi di Treviso, formaggio del Monte Grappa.
Venezia, Campo di Santa Maria Nova