14 aprile 2013: Le “tavole del cuore”

Nel preparare la lezione su Seneca (il libro come metafora dell’animo), che terrò mercoledì 17 aprile alla Fondazione Serughetti La Porta, mi son trovato a rileggere il bellissimo passo di 2 Cor. 3,1-3, dove Paolo stabilisce un confronto tra lettere incise sulla pietra e lettere scritte nel cuore: per l’apostolo le seconde, fondate nell’interiorità della coscienza, sono più vere e reali: «Ricominciamo noi ora a raccomandare noi stessi? Ovvero abbiamo forse bisogno, come certuni, di lettere commendatizie presso di voi o da parte vostra? La nostra lettera siete voi: una lettera scritta nei nostri cuori, che è conosciuta e può essere letta da tutti gli uomini; poiché è evidente che siete una lettera di Cristo, redatta da noi suoi ministri e scritta non già con inchiostro, bensì con lo Spirito del Dio vivo; non su tavole di pietra, ma su tavole che sono i vostri cuori di carne». Poche righe dopo si incontra la celebre sentenza paolina: «la lettera uccide, lo Spirito dà la vita», che ben si accorda col pensiero espresso poco prima. La metafora delle “tavole del cuore” è già in Geremia 17, 1-2 e in Prov. 3, 3, passi che ho ricordato nella lezione di mercoledì scorso su Isaia.