1 febbraio 2013: Dal 10 gennaio sono iscritto a Facebook
L’insistenza di alcuni amici, una certa curiosità, un pizzico di vanagloria, l’aver appreso che iscriversi a Facebook fa crescere la visibilità del proprio sito web (è il mio caso) mi hanno convinto a iscrivermi al famoso social network. Gli accessi al mio sito si sono in realtà triplicati nelle ultime settimane; e questo mi soddisfa, perché tutto il mio attuale impegno di ricerca e di studio è finalizzato ad arricchire il sito, che reputo il mezzo più utile e meno oneroso per divulgare i risultati del mio lavoro.
Che cosa dire di Facebook? È un momento di rilassamento, gioioso e giocoso, qualche volta anche istruttivo. L’accesso non deve però durare più di dieci minuti (a meno che non si abbia qualcosa di valido da comunicare), come i dieci minuti di ricreazione che ai tempi del collegio interrompevano a metà pomeriggio, per la merenda, intense ore di studio. Accedervi due volte al giorno è sufficiente.
Attualmente ho 150 amici. Chi scrive qualcosa non sono più di trenta, sempre i soliti. Alcuni lo fanno con una frequenza sbalorditiva, anche 7, 8 volte al giorno. È troppo.
Prevale la fotografia, spesso di maniera, aurore, tramonti, nebbie, alberi, fiori, gattini, cagnolini ecc. Poi vengono gli aforismi sulla vita, quasi tutti uguali, alla “baci Perugina” per intenderci, presi da fonti impossibili, non citate o citate male.
Sono molto spesso veicolati (linkati) brani musicali, filmati, fotografie, articoli di giornale ecc., raramente accompagnati da un pur breve commento. Non si nota, se non in casi sporadici, lo sforzo “personale” di comunicare un pensiero originale.
Abbondano battute, neologismi, frasi di senso equivoco o fluido, materia questa che stimola, più di ogni altra, condivisioni e commenti, a loro volta poveri di contenuto. Molti si limitano a esclamazioni gutturali.
Prevale la fretta, una frivola superficialità e molta balordaggine. Per niente curata la forma.
Molte persone colte, che conosco bene, stanno alla larga da questa forma di comunicazione, per cui gli effetti si vedono. Fatte poche eccezioni, non vedo nessuno in Facebook dei miei conoscenti impegnati nella ricerca storica, letteraria, artistica.
Eppure, tra tanta diffusa e frivola comunicazione, se faccio un bilancio onesto di questi miei primi venti giorni di Facebook, devo ammettere di aver pure imparato qualcosa, e questo è sempre positivo nella vita di una persona. Ho conosciuto “amici” che pubblicano fotografie molto belle, originali; altri hanno veicolato informazioni di contenuto culturale (incontri, concerti, libri ecc.) che mi sono state utili; altri ancora hanno condiviso riflessioni e osservazioni (in questo momento di campagna elettorale prevalgono quelle di contenuto politico) interessanti, stimolanti.
Credo che dovrò allargare il gruppo degli amici (ma 250 basteranno), andando alla ricerca di persone che hanno i miei stessi interessi; dovrò muovermi, in questa ricerca, con uno sguardo ampio, perché ora ho amici che risiedono quasi tutti nella Città o in provincia di Bergamo.
Per il momento mi diverto, non è il caso di fare lo schizzinoso, e mi sforzo di condividere con gli “amici” qualche contenuto di qualità.
Il giorno del mio compleanno, 19 gennaio, dopo una felice giornata di studio trascorsa sui testi biblici di Isaia e di Geremia, in preparazione del ciclo di conferenze che terrò a La Porta (Bergamo) ad aprile, mi è venuta all’ improvviso l’idea di creare un’immagine da offrire agli amici di Facebook che riassumesse, come in una metafora o in una allegoria, quella mia felice giornata. Ho preso la Bibbia monumentale del 1740, l’ho aperta come a formare una casa, un tetto, e sotto ho collocato il piccolo rabbino acquistato tempo fa a Cracovia. Un amico mi ha detto che si tratta di un’immagine autobiografica, e forse ha detto bene.