30 novembre 2012: Una considerazione di Gustavo Zagrebelsky
Su “La Repubblica” di ieri, 29 novembre, alle pp. 56-57, Gustavo Zagrebelski ha scritto un lungo e interessante articolo sul carteggio tra Norberto Bobbio ed Eugenio Garin, appena uscito per Aragno, Della stessa leva. Lettere 1942-1999.
Tra le molte considerazioni fatte d’ordine storico e politico, voglio riportarne una di natura più filosofica, che mi ha colpito per la sua chiarezza, verità e attualità: «Il tempo attuale è quello della velocità e del cambiamento crescenti. I vecchi non sanno stare al passo e diventano sempre più pesi morti. Le pagine de De senectute (1996) [di Bobbio] sono una testimonianza sincera, drammatica, del senso d’inadeguatezza ch’egli avvertiva. Il mondo cambia troppo rapidamente perché lo si possa, non dicasi assimilare, ma nemmeno conoscere, anche solo superficialmente. L’umanista ha come compito la comprensione d’insieme di ciò che è umano. Ma oggi il progresso delle conoscenze e delle loro applicazioni si fa a danno delle visioni d’insieme. Viviamo in un mondo parcellizzato. La divisione del sapere e delle applicazioni del sapere è, del resto, condizione per il progresso dell’uno e delle altre. Conosciamo il sempre più piccolo, ma non riusciamo ad avere un’idea del tutto. Rispetto al tutto, siamo letteralmente “spaesati”»