11 ottobre 2012: La Collezione Werner e Gabrielle Merzbacher al Museo Gianadda di Martigny
Per gli amanti e i cultori della pittura che va dagli impressionisti alle avanguardie del Novecento la Svizzera è terra d’elezione. E non tanto perché vi sono fioriti artisti di riconosciuta fama quali Hodler, Vallotton, Amiet, Klee, Giacometti, quanto piuttosto per le molte e straordinarie collezioni private che si sono formate in Svizzera nel corso del Novecento. Per qualità e numero non hanno riscontro in nessun altro paese europeo.
Molte di queste collezioni sono oggi gestite da efficienti Fondazioni; altre sono confluite nei musei pubblici delle principali città, Basilea, Zurigo, Berna, Ginevra. Su queste collezioni, regolarmente visitabili dal pubblico, siamo bene informati dal bel volume Die Kunst zu sammeln: Schweizer Kunstsammlungen seit 1848. L’art de collectioner: Collections d’art en Suisse depuis 1848. L’arte di collezionare: Collezioni svizzere d’arte dal 1848, Zürich, Schweizerisches Institut für Kunstwissenschaft, 1998. Meritano di essere visitate, almeno una volta nella vita, le collezioni Beyeler a Riehen-Basilea, Brown a Baden, Bührle a Zurigo, Hahnloser-Bühler e Oskar Reinhart a Winterthur, Rosengart a Lucerna, e per tre motivi: per l’eccezionale qualità delle opere, per la raffinata ed esemplare cura degli allestimenti, per lo splendido e gradevole contesto ambientale in cui hanno sede. Vi assicuro che resteranno visite indimenticabili.
Altre collezioni, pure di grande valore, sono invece ancora del tutto private. Non ho voluto quindi perdere l’occasione di visitare oggi al Museo della Fondazione Pierre Gianadda di Martigny la collezione della coppia zurighese Werner e Gabrielle Merzbacher, eccezionalmente qui esposta al pubblico dal 29 giugno sino al prossimo 25 novembre. Per i critici e gli storici è la più importante collezione privata al mondo di opere del Fauvisme e dell’Espressionismo tedesco, movimenti che, se diversi nelle maniere e soprattutto nei temi, sono accomunati dalla pratica di un’arte che è essenzialmente espressione di contenuti interiori, di un’arte i cui mezzi, lontani dalle convenzioni accademiche, consistono nella forte accentuazione cromatica di tonalità pure e nella incisività del segno; il rapporto con la realtà visibile non è più di rispecchiamento ma di ricerca di un repertorio di segni, di un alfabeto col quale inventare un nuovo, libero linguaggio poetico.
In mostra (non tutti i pezzi della collezione sono esposti), opere di André Derain (degli anni1905-1906), Maurice de Vlaminck (1905-1907), Henri Matisse (una sola opera, Intérieur à Collioure, 1905), Georges Braque (1906), Wassily Kandinsky (del primo periodo, 1908-1910, non del Kandinsky astratto), Karl Schmidt-Rottluff (1909-1910), Erich Heckel (1908-1909), Ernst Ludwig Kirchner (1910-1924), Franz Marc (1914), Emil Nolde (1908-1935, bellissimi gli acquerelli, straordinario Sonnenblumen del 1930-1935), Lyonel Feininger (1915), Paul Klee (1914-1938), Heinrich Campendonk (1913-1920), Frantisek Kupka (1911-1919), Alexeï von Jawlensky (1909-1929, l’artista insieme a Kandinsky più rappresentato, con otto opere); presenti anche Gino Severini (L’automobile in corsa, 1912-1913) e Umberto Boccioni (Forma plastica di un cavallo, 1913-1914).
Si tratta di una collezione organica, unitaria, rappresentativa di un ben definito periodo della storia della pittura. Vi trionfa il colore, che ciascun artista sente e rende a modo suo; ma sia nei fauves sia negli espressionisti l’utilizzo del colore, vivace, imperioso, innaturale, spesso circoscritto da marcati contorni neri, pare servire più a fini espressivi o simbolici che propriamente pittorici, ragione per la quale non è forse corretto parlare di questi artisti come di pittori coloristi, ancorché il colore vi abbia parte così preponderante.
Werner Merzbacher è nato nel1928 a Oehringen nella Germania meridionale. Suo padre, medico, decide di mandarlo in Svizzera dopo la Notte dei Cristalli nel novembre 1938, cui fa seguito l’allontanamento dalle scuole dei bambini ebrei. Come rifugiato, il piccolo è accolto in una famiglia di Zurigo. I suoi genitori non riescono a fuggire; deportati, moriranno ad Auschwitz. Nel 1949, vinta una borsa di studio, raggiunge New York, dove conosce e sposa nel 1951 Gabrielle Mayer, la cui famiglia già dal 1941 si era trasferita dalla Svizzera negli Stati Uniti.
La coppia Merzbacher inizia a collezionare dipinti a partire dagli anni Sessanta, quando ancora vive a New York. Per lungo tempo, anche dopo che con i tre figli nati negli Stati Uniti si è trasferita (1964) a Zurigo, è la Galleria di Leonard Hutton di New York il luogo eletto per la conoscenza, la scelta e l’acquisto dei dipinti che i due coniugi desiderano collezionare.
Alle origini della loro comune passione per l’arte è la visione, allorché la coppia compie nel 1954 un viaggio in Europa, delle opere che il nonno di Gabrielle, Bernard Mayer, anarchico e socialista, fondatore di una delle più importanti ditte mondiali nel commercio di pellicce, morto nel 1946, teneva nella sue case di Zurigo e di Ascona. Werner rimane impressionato dalle tele di Cézanne, Van Gogh, Matisse, Picasso (Van Gogh, Giardino pubblico di Piazza Lamartine, 1888; Matisse, Intérieur a Collioure, 1905; Picasso, I miserabili, 1904, opere finite nella collezione dei nipoti, sono esposte qui a Martigny. Su Bernard Mayer collezionista e amante d’arte un lungo e documentatissimo saggio di Harald Szeemann in Die Kunst zu sammeln, cit. pp. 323-332; in lingua italiana su Bernard Mayer si possono leggere alcune notizie in Monte Verità. Antropologia locale come contributo alla riscoperta di una topografia sacrale moderna, Locarno, Armando Dadò Editore, 1978, alle pp. 44-45; si deve a Bernard Mayer aver reso possibile la pubblicazione a Zurigo del romanzo Fontamara di Ignazio Silone nel 1933).
Per Werner e Gabrielle la folgorazione sulla via di Damasco avviene però con l’acquisto del loro primo Schmidt-Rottluff, Blühende Bäume, 1909. Il quadro, visto per la prima volta in una esposizione a Zurigo, poi acquistato alla Galleria Hutton, imprime una decisa direzione alla collezione Merzbacher. L’espressività di cui è carico e l’emozione immediata che esso suscita, spinge Werner alla ricerca di quadri che possiedono la stessa energia e la stessa forza del colore. Il dipinto Intérieur à Collioure di Matisse, già del nonno, ceduto poi dai genitori a Gabrielle, e il dipinto di Schmidt-Rottluff costituiranno come due idee ispiratrici e direttrici nell’indirizzare la collezione verso i fauves e gli espressionisti tedeschi e russi.
Nella Premessa al catalogo della mostra (Van Gogh, Picasso, Kandinsky… Collection Merzbacher. Le myte de la couleur, a cura di Jean-Louis Prat, Martigny, Fondation Pierre Ginadda, 2012), Werner Merzbacher scrive [traduco dal francese]: “Io non sono uno storico dell’arte e non ho mai studiato storia dell’arte. In quanto collezionista privato non sono tenuto a rappresentare nella mia collezione tutti i periodi e tutti gli artisti. Posso scegliere le opere che amo seguendo i miei interessi, il mio gusto personale e, soprattutto, il mio carattere. Quando invece si forma la collezione di un museo occorre avere una prospettiva molto più ampia per offrire delle arti un panorama completo. Tutti i periodi di storia dell’arte ci interessano, ma amiamo veramente solo quelli che esprimono i nostri propri sentimenti e che corrispondono al nostro temperamento. E le opere che scegliamo legano tra loro, comunicano le une con le altre, formano un’unità. È interessante notare che, a dispetto delle distanze geografiche, gli artisti di uno stesso periodo s’influenzano vicendevolmente anche se poi evolvono secondo il loro proprio carattere e quello del popolo cui appartengono. Ci sono dei legami tra fauvisme ed espressionismo; ma sono certo che sono tratti del carattere nazionale che hanno permesso al fauvisme di nascere nel Sud della Francia e all’espressionismo di svilupparsi in Germania. Spero che, dopo aver visitato la mostra o consultato il catalogo, giungiate alla conclusione che, al di là dei singoli artisti, dei periodi, dei paesi, queste opere d’arte, grazie alle loro comuni caratteristiche, grazie alla loro vitalità, alla vivacità dei loro colori si completano armoniosamente. Possa questa esposizione risvegliare in voi emozioni positive, in un mondo oggi così difficile e spesso così triste. Sarei felice se essa potesse aiutarvi a fuggire, almeno per un istante, dalla grigia realtà che ci circonda, a sentire la gioia di vivere, a comprendere quanto l’arte rechi di positivo”.
Parole semplici, essenziali, che sanno sintetizzare in pochi ma chiari concetti la verità della passione illuminata di un collezionista dotato di gusto e di educata sensibilità.
Derain, Bateaux dans le port de Collioure, 1905 Kandinsky, Herbstlandschaft mit Boten, 1908
Kirchner, Landschaft Sertigtal, 1924