6 febbraio 2015: Come s. Francesco
Questa mattina, appena alzati, la gradita sorpresa di una copiosa nevicata, che mette sempre allegria, come quando si era bambini.
Fatta colazione, ci prendiamo pensiero dei poveri uccellini che stazionano intorno a casa: dove troveranno oggi da mangiare?
Su un’assicella, che mettiamo sul terrazzo liberato dalla neve, apparecchiamo il più lauto pasto che un uccello possa aspettarsi: foglie di insalata, spizzichi di mela, miglio, semi di grano, biscotti sbricciolati.
Il primo a venire è un grosso merlo, che ha l’aria di farla da padrone. Come si allontana, calano al desco pettirossi infreddoliti e diffidenti, che beccano più con ansia che con piacere, gli occhietti timorosi sempre all’erta. Li spiamo scostando di poco la tenda; ma hanno un senso così fine che ci avvertono senza vederci, e volano via.
Poi ritornano, perché tanta grazia non è di tutti i giorni, e per di più in giorno di neve. Mangiano, lasciando ovunque per il terrazzo, con disappunto di Liliana, vestigia organiche della graditissima pastura.