8 ottobre 2012: Giuliano Briganti, visitatore di mostre

«Il Giornale dell’arte» n. 323 di settembre 2012, nella rubrica “Vent’anni fa” a p. 2, riporta il brano di un’intervista rilasciata da Giuliano Briganti a Giovanni Urbani. Ricopio le parole dette allora dallo storico dell’arte, che trovo belle e pienamente condivisibili: “Quando visito una mostra sapendo di doverne scrivere per il giornale [Briganti fu critico di «La Repubblica»], cerco di bandire dalla mia mente ogni sorta di nozioni o pensieri precostituiti, storici o critici che siano. Poi ‘bevo con gli occhi’ la mostra e mi abbandono a una specie di monologo interiore, in cui si susseguono considerazioni cronologico-comparative con altri artisti, richiami alla cultura o allo spirito del tempo in cui quelle determinate opere furono eseguite, raffronti con situazioni analoghe passate o presenti, sensazioni riferibili a esperienze personali, osservazioni di carattere tecnico e così via, senza una concatenazione logica, anzi lasciando che tutto si aggrovigli in una matassa di suggestioni, quanto più confuse più intense”.