20 dicembre 2014: Bellezza e immaginazione
La sensazione è tanto più piacevole, e quindi gli oggetti della sensazione sono tanto più belli, quanto più è avvivata e sostanziata dalla libera e creatrice immaginazione, sorgente di incanti sensuosi e di magie aurorali, di chiare bellezze e di sottili verità. La vigilia è più bella della festa, gli ultimi passi più belli della meta, l’abbozzo più bello del finito, questo umano faticoso camminare più bello del paradiso.
Arthur Schopenhauer, «Si è visto che lo spettatore deve cooperare per fruire di un’opera d’arte: ciò dipende, in parte, dal fatto che ogni opera d’arte può agire solo se ha come intermediaria l’immaginazione; essa deve dunque stimolare l’immaginazione, che non deve mai essere lasciata fuori gioco e mai restare inattiva. Questa è una condizione dell’effetto estetico e, quindi, una legge fondamentale di tutte le arti belle. Ma di qui risulta anche che l’opera d’arte non deve offrire tutto direttamente ai sensi, ma solo quanto è necessario per indirizzare sulla strada giusta l’immaginazione, alla quale deve sempre restare ancora qualcosa da fare, e cioè l’ultimo passo. Perfino lo scrittore deve sempre lasciare al lettore ancora qualcosa da pensare; a questo proposito Voltaire ha molto giustamente detto: Le secret d’être ennuyeux, c’est de tout dire. E per giunta, nell’arte il meglio è troppo spirituale, per poter essere direttamente offerto ai sensi: bisogna che nasca dall’immaginazione dello spettatore, anche se è l’opera d’arte che deve generarlo»(Il mondo come volontà e rappresentazione, a cura di Ada Vigliani, Milano, Mondadori, I meridiani), 1997, Supplementi al terzo libro: Capitolo 34, Sull’intima essenza dell’arte, pp. 1267-1273; pp. 1269ss.). L’immaginazione in Kant e Schopenhauer.
Leopardi: «…Ahi ahi, ma conosciuto il mondo / non cresce, anzi si scema, e assai più vasto / l’etra sonante e l’alma terra e il mare / al fanciullin, che non al saggio, appare» (Ad Angelo Mai, vv.87-90)