15 settembre 2012: Un’ ipotesi di ricerca scaturita dallo studio del De regimine di Guglielmo Grataroli
Consultando in queste settimane, per il lavoro su Grataroli, memorie di viaggio scritte da pellegrini, uomini di cultura, mercanti, diplomatici ecc. che passarono le Alpi provenienti dal Nord verso l’Italia oppure che dall’Italia erano diretti al Nord, mi si è imposta sovente una domanda, della quale metto a parte i lettori.
Essa può formare l’ipotesi, per chi lo vorrà, di una interessante ricerca; sempre che qualcuno, come è molto probabile, non l’abbia già affrontata. Questa la domanda: per i viaggiatori stranieri che scendevano dal Nord e venivano in Italia dove incominciava realmente l’Italia? E lo stesso, per i viaggiatori italiani che si recavano al Nord, dove finiva l’Italia e incominciava la Magna (la Germania) o il Paese degli Svizzeri? E sulla scorta di quali elementi ogni singolo viaggiatore stabiliva questo confine? Lingua, stirpe, clima, costumi, comportamenti, tradizioni, cucina, morfologia delle abitazioni, morfologia del terreno (gole, monti, fiumi), vegetazione, colture, sistemi di lavoro, devozioni, riti, feste, santi?
Sulla base delle molte testimonianze lette, sento di dover subito escludere che il confine coincidesse con un passo alpino. Il confine di cui parlo qui non va confuso con i confini istituzionali e amministrativi di signorie locali, principati, contee ecc. (di Stato) ognuno dei quali fornito di guardie per la difesa e di gabellieri per la riscossione di pedaggi ecc. Tutti i viaggiatori di cui ho letto le testimonianze sanno ben distinguere tra confini istituzionali, che possono spesso variare a seguito di guerre, alleanze ecc. e il “confine” che si potrebbe dire naturale, culturale, storico in senso ampio (di Nazione).
La ricerca può comprendere le testimonianze di più secoli, ma in questo caso risulterebbe immane; può venire circoscritta anche ad un solo secolo.
Ed ecco alcuni esempi: al domenicano Felix Fabri, 1483, che viene da Ulm pare di essere giunto in Italia non a Trento, che sente ancora “tedesca”, ma a Ospedaletto in Valsugana dove i fedeli non capiscono nulla della sua predica tenuta in tedesco; al card. Luigi d’Aragona che nel 1517 viaggia verso il Nord, l’Italia finisce invece appena dopo Trento, a San Michele; per Grataroli, 1561, il cui itinerario scende dal Resia, l’Italia inizia alla Chiusa veronese di Rivoli; Montaigne, 1580, avverte che sta per lasciare la Germania già a Bolzano; per Goethe, 1786, l’Italia incomincia a Rovereto; per Paul Hentzner di Amburgo che passa lo Spluga diretto a Chiavenna, 1599, sente di essere giunto in Italia a Campodolcino; ma per la carta disegnata a Norimberga nel 1500 da Erhard Etzlaub, per i pellegrini che si recavano a Roma per il Giubileo, l’Italia inizia addirittura a Como; per Ottavio Codogno, 1608, il paese degli svizzeri inizia dopo Bellinzona con l’imbocco della Valle Leventina.
La ricerca potrebbe stabilire: a) quanto sia labile, mobile, diversamente inteso il concetto stesso di “confine”; b) quali elementi prevalgano su altri in determinati momenti storici e a seconda della cultura del viaggiatore nella denotazione di un’identità territoriale; c) quale è l’immagine che gli ‘italiani’ hanno delle altre nazioni e viceversa quale è l’immagine reale o ‘attesa’ che chi viene dal Nord ha dell’Italia.