23 giugno 2912: Robert Walser su Paul Cézanne
Ho letto molte pagine di storici e di critici su Paul Cézanne, tra i miei pittori preferiti. Ma come spesso accade, la pagina più bella su un pittore la leggiamo non nei testi accademici degli addetti di professione, ma di scrittori o di poeti. Le parole più belle su Vermeer sono in Marcel Proust e quelle su Degas in Paul Valery. Così, le parole più belle sulla pittura di Cézanne le ho lette oggi nel volumetto, che consiglio agli amanti di pittura, di Robert Walser, Ritratti di pittori, Milano, Adelphi, 2011 (ediz. orig. Zurigo 2006, traduzione dal tedesco di Domenico Pinto) a p. 80: “Per ore, per giorni interi, egli mirava a rendere l’ovvio incomprensibile, a cogliere nelle cose evidenti un fondamento dell’inesplicabile. I suoi occhi scrutatori furono l’esito di tanto rigoroso vagare in cerchio lungo contorni che divennero per lui frontiera ad alcunché di misterioso […] Sotto i suoi occhi intercorreva un unico connubio fra le cose, e se davvero crediamo di poter parlare, per lui, di musicalità, ebbene essa nasceva dalla ricchezza del suo sguardo, e dal tentativo di ottenere, guadagnare il consenso di ogni oggetto, schiudendovi l’animo, tanto più che egli poneva le cose grandi e quelle piccole in un unico «tempio»”.