18 giugno 2012: Non si deve amare Dio per il suo regno dei cieli
Meister Eckhart, I sermoni, Milano, Paoline, 2002, p. 319: “Il giusto non cerca niente con le sue opere. Infatti chi cerca qualcosa con le proprie opere, o chi agisce per un perché, è un servo e un mercenario. Se vuoi dunque essere conformato e trasformato nella giustizia, non cercare niente con le tue opere e non aver di mira alcun perché, né nel tempo né nell’eternità, né in ricompensa né in beatitudine, né in questo né in quello, perché tali opere sono davvero tutte morte. Sì, anche se prendi Dio come fine, tutte le opere che puoi compiere per quel fine sono morte”…p. 324: “non si deve amare un bene se non nella misura in cui si ama Dio in esso; dunque non si deve amare Dio per il suo regno dei cieli o per che altro, ma lo si deve amare per la bontà che egli è in se stesso. Infatti chi lo ama per qualcos’altro non abita in lui, ma abita in ciò per cui lo ama. Perciò, se volete dimorare in lui, non amatelo per niente altro che per lui stesso”…p. 326: “L’uomo è quello che ama. Se ama una pietra, è pietra; se ama un uomo, è uomo; se ama Dio – ora non oso più parlare, perché, se dicessi che è Dio, voi potreste lapidarmi. Ma io vi rimando alla Scrittura [Sal. 81,6]. Perciò l’uomo, quando si unisce a Dio totalmente nell’amore, è spogliato dalle immagini, formato e trasformato nella forma divina, nella quale è uno con Dio”.