5 novembre 2014: Sperduti tra i campi del Suffolk
Siamo a Londra e vi resteremo sino a venerdì sera 7 novembre. Arrivati ieri mattina con volo Ryanair, alloggiamo in Argyle Street (King’s Cross) all’Hotel Central, che è il nostro abituale albergo londinese, tranquillo, comodo, pulito, prezzi onesti.Siamo qui per visitare tre mostre: Moroni, Constable, Rembrandt, e per vedere per la prima volta il Fitzwilliam Museum di Cambridge.
Nel pomeriggio di ieri abbiamo visitato alla Royal Academy of Arts la bella mostra di Giovan Battista Moroni, curata da Simone Facchinetti e Arturo Galansino. L’amico Simone, conservatore del Museo Bernareggi di Bergamo e oggi tra i maggiori esperti di Moroni, mi aveva fatto leggere quest’estate le schede di catalogo che andava preparando. A conoscenza dei quadri esposti, su molti dei quali avevo discusso a lungo con Simone, ho apprezzato la mostra con piena cognizione e vero godimento. Il ritratto del cardinale Giangirolamo Albani mi è parso il più bello di quelli esposti, mentre nei due ritratti femminili, di Isotta Brembati e di Lucia Albani Avogadro, Moroni non è così felice, naturale e introspettivo come negli altri magnifici ritratti. La pittura sacra del pittore albinese, nonostante in anni recenti si sia cercato in vari modi di rivalutarla, se prescindiamo dall’eccelsa qualità del colore e da qualche ritratto di devoto reso al naturale, non raggiunge mai la grazia dei ritratti. La Madonna della tela proveniente dalla chiesa di Almenno San Bartolomeo è in assoluto la più bella e graziosa Madonna del Moroni.
Oggi avevamo in programma la visita al Victoria and Albert Museum della mostra di John Constable, con Gainsborough e Turner uno dei più grandi paesaggisti inglesi. Fedeli al monito di Goethe, che per capire un poeta bisogna andare nella sua terra, abbiamo deciso, visto che a Londra il tempo prometteva bene, di raggiungere in treno Manningtree, sul confine tra l’Essex e il Suffolk, e poi di proseguire a piedi sino a Flatford Mill, dove era il mulino di proprietà del padre di Constable, sul fiume Stour nella Dedham Vale, più volte raffigurato dal pittore nelle sue celebri tele e nei meravigliosi studi. Avevo raccolto in Rete le necessarie informazioni su questa escursione.
Partiti alle otto da Liverpool Street Station, giunti dopo un’ora di treno a Manningtree, ci accoglie un tempo completamente mutato. Pioggia battente, cielo grigio, nebbie basse. Tutt’intorno una sconfinata campagna, prati e radure boscose, sparse fattorie, mandrie al pascolo. Fuori della stazione una mappa ci indica la strada che dobbiamo prendere per raggiungere Flatford Mill. Ci incamminiamo spediti, Liliana con un ombrellino rosa che non ripara niente, io con una mantellina che appena indosso si lacera miseramente.
Stando ai miei calcoli, avremmo dovuto raggiungere il Bridge Cottage ( http://www.nationaltrust.org.uk/flatford-bridge-cottage/), che oggi è National Trust, in un’ora e mezza. Al principio la strada era comoda; poi, a mano a mano che avanzavamo nella campagna, si faceva sempre più disagevole e stretta, divenendo in fine un sentiero fangoso, delimitato da alte siepi, interrotte ad intervalli da staccionate in legno per le quali vedevamo innumerevoli pecore al pascolo, che immobili sotto la pioggia, osservavandoci, parevano dire – dove vanno questi due poveracci? –
Scarpe impantanate, piedi inzuppati, pioggia incessante. Liliana mi ha implorato:- Orazio, lasciamo perdere, il mulino di Constable lo vedrai un’altra volta, lo vedremo oggi pomeriggio in mostra -.
Eravamo in marcia da un’ora, in lontananza vedevo la macchia folta degli alberi che fanno da corona al Cottage. Pur rammaricato e deluso non ho potuto, in quelle estreme condizioni, non dar ragione a Liliana. La mia era stata un’idea pazza. Siamo ritornati alla stazione, dove un taxi, compiendo un lungo giro, ci avrebbe portati a Flatford Mill. Ma io volevo andarci a piedi o niente. Se gli dèi saranno benevoli ci tornerò d’estate. Tutti hanno i loro santuari dove andare in pellegrinaggio: per me sono le terre dei poeti.
Siamo rientrati a Londra. Rimessici in sesto in albergo, alle 15.00 entravamo nel Victoria and Albert Museum.
La mostra di Constable, allestita splendidamente, è piacevole e istruttiva. Il curatore Mark Evans, coadiuvato da Stephen Calloway e Susan Owens, è riuscito nell’obiettivo di illustrare con vasta e pertinente documentazione gli artisti che hanno maggiormente ispirato il giovane Constable: Rubens, Lorrain, Ruysdael e Gainsborough, di cui sin dai primi anni Venti dell’Ottocento Constable colleziona stampe e dipinti che copia nella ricerca di un suo personale stile. La mostra indaga poi a fondo, ed è il secondo obiettivo che si prefigge, il metodo di lavoro e d’esecuzione del pittore inglese, “the making of a master”, accostando, secondo uno sviluppo temporale, taccuini, schizzi, studi, grandi tele. Anche se la critica più recente non accetta più, come in passato, la contrapposizione di valore tra studi e grandi tele, non c’è dubbio che schizzi e studi continuano a colpirci per la loro sorprendente vivacità, per la resa naturale della veduta condotta rapidamente dal vero con pennellate a macchia, sintetiche, che esaltano mirabili effetti di luce e di atmosfera. Sia negli studi sia nelle grandi tele, seppure con accenti diversi, sentiamo tutta la grande poesia di Constable, ci commuove il suo intimo, fecondo e sereno rapporto con il paesaggio della sua terra.
Il nostro vagabondare il mattino per i campi del Suffolk non è stato invano, anche se il mulino di Flatford Mill non l’abbiamo raggiunto. Nella terra del poeta ci siamo stati. Ed ora questi cieli grigi, questi alberi contorti, queste siepi, queste strade campestri, questi prati ondulati, questa umidità dell’erba, del legno fradicio, dei muri di mattoni rossi, che sulle pareti scorrono davanti ai nostri occhi e che ci incantano, li riconosciamo con emozione e con sentimento pieno di vita, e nel dire – quanto sono belli! – godiamo dell’intesa segreta tra noi e l’artista.
Questa sera abbiamo cenato nel pub Norfolk Arms in Laigh Sreet, a pochi minuti dal nostro albergo, un locale caratteristico, che fa prezzi buoni, lo consiglio. Abbiamo mangiato un brasato squisito: sì, proprio un brasato, che nemmeno nelle migliori trattorie bergamasche, dove brasato con polenta è il piatto più gradito, non abbiamo mai gustato così buono (http://www.kxldn.co.uk/norfolk_arms.html)
Liliana lungo la strada per Flatford Mill; quercia nel Suffolk; studio di Constable: Willy Lott’s House, olio su carta, 24,1×18,1 cm (V&A Museum)