31 ottobre 2014: Gianluca Piccinini ha compiuto ieri 60 anni
Ieri sera, all’Osteria dei Tre Gobbi in Bergamo, invitati da Iolanda ci siamo trovati, un bel gruppo di amici, a ricordare Gianluca Piccinini, scomparso il 7 aprile 2012 all’età di 57 anni.
Con Gianluca e pochi altri giovani studiosi fondammo nel 1979 il Centro studi Archivio Bergamasco, un sodalizio di cultura e di ricerca storica. La prima, riuscitissima iniziativa editoriale di Archivio Bergamasco fu la pubblicazione in italiano nel 1980 dell’opera dello studioso tedesco Jorg Jarnut uscita due anni prima a Wiesbaden: Bergamo 568-1098. Storia istituzionale, sociale ed economica di una città lombarda nell’alto medioevo. Gianluca, appassionato conoscitore di letteratura e filosofia tedesca, fu dell’opera di Jarnut brillante e intelligente traduttore. Lui, che non veniva da studi storici ma filosofici, predisponendosi al lavoro della traduzione si impegnò con tale serietà e dedizione nella lettura della storiografia altomedievale da riuscire a produrre una versione che fu molto apprezzata dai medievisti italiani per la pertinenza lessicale e per la correttezza e chiarezza della forma. Il libro di Jarnut è stato il più venduto di quelli editi dall’associazione, e lo si vende ancora.
Docente di storia e filosofia presso il Liceo Artistico di Bergamo, Giancluca fu uno studioso raffinato e colto, traduttore dal tedesco di opere significative. Ricordo Il Kalendarium. Gli avvenimenti del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau di Danuta Czech, edito da Mimesis, Milano, nel 2007, punto di riferimento essenziale di ogni seria ricerca sul Lager.
Il 12 aprile 2013 organizzammo a Bergamo un incontro pubblico sotto il titolo Senza questo mondo. Conversando con Gianluca. Intervennero alcuni amici, tra i quali anch’io, invitati a rendere pubbliche le loro riflessioni su di un testo eccezionale che Gianluca aveva scritto negli ultimi mesi della sua grave malattia, quando era ormai consapevole della sua ineluttabile fine: Je prends congé de moi, testo edito subito dopo la morte a cura di Enrico De Pascale (Lubrina Editore – Bergamo, 2012 http://www.lubrina.it/). Trovo questo testo di Gianluca di una sconvolgente profondità, verità, bellezza. Non è la classica meditazione sulla morte, considerata come realtà astratta e che verrà, di cui è piena la tradizione letteraria di ogni tempo e paese. E’ meditazione coraggiosa, serena e disperata, sul suo morire. Ma sulla soglia della morte, che è la sua morte, che sta lì e la vede negli occhi, Gianluca accosta, non dico contrappone, alla violenta oscurità la grazia e la nobiltà della sua dignità di uomo, che è nella lucidità e schiettezza del pensiero, nella accuratezza della bella e sapiente scrittura, nella levità dell’autoironia, nella passione angosciata del sentimento, nel ricordo dolce e grato dei maestri di vita. Tutti abbiamo letto e riletto queste pagine, ed ora stanno come scolpite nel segreto delle nostre coscienze.
Anche il volume in italiano di Jorg Jarnut continua ad essere letto dagli studiosi di storia medievale, da giovani studenti in tesi di laurea; così come continua ad essere letto e meditato il Kalendarium. Gianluca continua a vivere nel suo Je prends congé de moi, nei suoi libri, nel ricordo degli allievi, dei colleghi, degli amici, continua a vivere nella sua famiglia.
Per questo Iolanda, moglie dolcissima, non ha voluto riunire gli amici nel giorno della morte, ma nel giorno del compleanno di Gianluca, ieri 30 ottobre. Ed è stato emozionante quando a metà della cena abbiamo brindato al suo 60° compleanno.
L’amico Giorgio Mangini, che fu tra i fondatori nel 1979 di Archivio Bergamasco, è stato tra coloro che sono intervenuti all’incontro del 12 aprile dello scorso anno. Il testo del suo intervento, molto bello, è pubblicato sul sito di Archivio Bergamasco, cui rimando volentieri il lettore: http://www.archiviobergamasco.it/wp-content/uploads/2014/07/AB-Mangini.pdf