4 giugno 2012: Una ricerca sulle rendite del vescovo di Bergamo in età medievale

L’erudizione non gode oggi di molta fortuna. Viene anzi additata come oziosa perdita di tempo, inutile accumulo di notizie che possono interessare a un esiguo numero di persone malate di sterile passatismo, incapaci di assurgere a visioni del cosiddetto ‘ampio respiro’ o dell’altrettanto cosiddetto ‘sistema di relazioni’. Ma ci può essere una documentata ricostruzione storico-critica senza che qualcuno si sobbarchi il compito ingrato di recare i materiali necessari per tale ricostruzione? Il lettore, a seconda delle sue aspettative e della sua cultura, potrà sempre trarre dall’erudizione, che è base sicura di solido sapere, le riflessioni e le considerazioni più confacenti ai suoi interessi e al suo spirito.
Queste riflessioni possiamo bene trarle dal volumetto, sicuramente erudito, ora edito da Archivio Bergamasco e da Sestante edizioni, di Francesca Magnoni, Le rendite del vescovo. Tra conservazione e innovazione: i registri dei censi dell’episcopato bergamasco (secoli XIII-XV), apparso come numero 2 della collana “Contributi della Borsa di studio Avv. Alessandro Cicolari”. Si tratta di una ricerca del tutto inedita per gli studi medievistici bergamaschi. L’autrice, mediante una meticolosa indagine condotta sui registri censuali delle rendite vescovili, tra XIII e XV secolo, conservati nell’Archivio storico diocesano di Bergamo, ha ricostruito le modalità con le quali i registri sono stati organizzati, compilati, tenuti e conservati; ha individuato i redattori, ha studiato i criteri seguiti nella compilazione, le pratiche messe in atto per tenere aggiornati i registri, per recuperare i dati dispersi, per introdurre novità e aggiornamenti nella registrazione.
A chi può interessare un tale lavoro? Senza dubbio agli storici dell’economia; agli storici locali, interessati alle località di provenienza delle rendite del vescovo, località di valle e del piano; agli storici della ragioneria, per lo studio dell’evoluzione delle pratiche contabili; agli storici del notariato, essendo prevalentemente notai i professionisti ai quali i vescovi affidano la registrazione dei censi. E agli storici della Chiesa? Mi ha chiesto pochi giorni fa un amico al quale ho parlato di questa pubblicazione. Sicuramente, e forse soprattutto, agli storici della Chiesa. I risultati conseguiti dalla Magnoni hanno messo infatti in evidenza un dato: i periodi nei quali si riscontra una più avveduta e aggiornata amministrazione dei beni vescovili coincide con gli episcopati di maggior spicco nella storia della Chiesa di Bergamo anche sotto l’aspetto pastorale e spirituale, vale a dire con gli episcopati dei vescovi Lanfranco Salvetti di Milano (1349-1381) e di Giovanni Barozzi di Venezia (1449-1465).
Il governo di una diocesi è compito complesso, esigente, poliedrico, richiede capacità intellettuali, morali, pastorali, e anche amministrative. Che alcuni dei migliori vescovi di Bergamo ritenuti tali per l’azione pastorale e spirituale siano stati anche i migliori amministratori del patrimonio vescovile non deve sorprendere, a meno che non si abbia dell’azione di un vescovo una visione riduttiva, astrattamente idealizzata, poco storica.

Il volume si può acquistare nelle librerie di Bergamo oppure direttamente dall’editore: info@sestanteedizioni.it (Sestante Edizioni, via Dell’Agro 10, 24124 Bergamo , tel. 035 4124205.