15 luglio 2014: La sacra conversazione
Per denotare il genere di molte pale d’altare, o di tavole devozionali di uso privato, realizzate tra la seconda metà del Quattrocento e il primo Cinquecento, usiamo la consolidata espressione di Sacra conversazione. Solitamente una Sacra conversazione raffigura la Madonna col Bambino cui le stanno accanto alcuni santi in silenziosa contemplazione o assorta meditazione. Le varianti sono molte, a seconda delle regioni culturali, delle qualità degli artisti, delle volontà dei committenti.
Questo genere di dipinti ha sempre suscitato in me viva impressione e grande fascino. Mi colpiscono la gravità, l’energia, l’intensità dello sguardo, la nobiltà di portamento di sante e santi, che nelle opere di grandi artisti come Rogier, Antonello, Foppa, Mantegna, Bellini, Dürer, Lotto mi paiono come un’espressione figurativa del più alto concetto che possiamo avere della dignità umana.
Questa mattina leggo con sorpresa nell’Ufficio della festa di s. Bonaventura un passo molto bello, tratto dal De itinerario mentis in Deum (C. 7, 1), nel quale compare l’espressione plena conversatione vultus per indicare l’atto col quale chi contempla Cristo crocifisso, immedesimandosi in lui, per mistico e segretissimo effetto è come se morisse e fosse sepolto con Cristo e con Cristo risorgesse. Per vivere questo “transito”, questa pasqua, serve abbandonare tutte le speculazioni intellettuali e trasferire in Dio tutto il nostro affetto.
Conversatio nel latino classico e medievale vuol dire convivenza, intimità, rapporti; non ha nulla a che vedere col significato della nostra parola conversazione. S. Bonaventura parlando di conversatione vultus usa conversatio in senso metaforico, che potremmo quindi tradurre con “intimità dello sguardo”. Nel passo il termine conversatio è in un contesto il cui significato ruota tutto intorno all’azione del contemplare con affetto, mosso e illuminato dalla Spirito.
Non so quando è stata introdotta e da chi l’espressione Sacra conversazione per denotare una certa tipologia di dipinti sacri. Farò una ricerca.
Riporto intanto il passo di s.Bonaventura, ricolmo di appropriate espressioni, di una graduata elencazione di sentimenti, di variegato ed efficace lessico, che ritengo assai adeguati a descrivere con pienezza di senso le nostre Sacre conversazioni, nelle quali l’intimità dello sguardo (conversatio vultus) è resa nell’espressione del volto atteggiato a sommo decoro, grande serenità, felicità interiore, pace, dolcezza.
“Christus est via et ostium. Christus est scala et vehiculum tamquam propitiatorium super arcam Dei collocatum et sacramentum a saeculis absconditum. Ad quod propitiatorium qui àspicit plena conversatione vultus, aspiciendo eum in cruce suspensum, per fidem, spem et caritatem, devotionem, admirationem, exultationem, appretiationem, laudem et iubilationem; pascha, hoc est transitum, cum eo facit, ut per virgam crucis transeat mare Rubrum, ab Aegypto intrans desertum, ubi gustat manna absconditum, et cum Christo requiescat in tumulo quasi exterius mortuus, sentiens tamen, quantum possibile est secundum statum viae, quod in cruce dictum est latroni cohaerenti Christo: Hodie mecum eris in paradiso. In hoc autem transitu, si sit perfectus, oportet quod relinquantur omnes intellectuales operationes, et apex affectus totus transferatur et transformetur in Deum. Hoc autem est mysticum et secretissimum, quod nemo novit, nisi qui àccipit, nec accipit nisi qui desiderat, nec desiderat nisi quem ignis Spiritus sancti medullitus inflammat, quem Christus misit in terram”.
Giovanni Bellini, Sacra conversazione con due sante, 1490 circa (Venezia, Gallerie dell’Accademia)